14.1.09

La famiglia, la scuola e il senso civico

da "La Marina" n°3

La lettura dell’intenso articolo “Il senso civico: questo sconosciuto” a firma di Roberto Liberati su la precedente edizione de “La Marina”, avrà scosso diverse coscienze, indubbiamente la nostra.

Le argomentazioni a sostegno della tesi secondo la quale le nuove generazioni non avrebbero la percezione del sentimento di appartenenza alla comunità in cui vivono con tutto quanto ne consegue, sono largamente condivisibili nella loro puntualità e completezza.

A ragione, tra gli antidoti di questa deriva non si parla della tradizionale agenzia educativa costituita dalla famiglia che, investita delle trasformazioni culturali degli ultimi decenni, si è lasciata sempre più coinvolgere nel progetto di una società “società eticamente neutra, che non entra in gioco sul piano dei valori.

I genitori non sembrerebbero tanto “tesi verso il compito di educare (ex-ducere, tirare fuori da sé) quanto piuttosto portati a sedurre, ad attirare il bambino a sé (se-ducere)”, a compiacerlo, a saturare e prevenire ogni suo bisogno e in nome dell’affettività, sono sempre pronti a sensare azioni decisamente fuori dalla legalità, fuori dalle regole sociali.

Alla famiglia di tipo normativo, cioè, si è sostituita la famiglia di tipo affettivo!

Di fronte a tale negatività del nostro vivere organizzato, forse l’unica speranza di poter scrutare orizzonti meno cupi può venire ancora una volta dalla scuola.

Il direttivo del Comitato di Quartiere così come altre Associazioni titolate potrebbero legittimamente proporsi come interlocutore della Scuola allo scopo di formulare un progetto di educazione del cittadino in sinergia.

Chissà che dalle sollecitazioni comuni non assisteremo all’auspicata acquisizione da parte di adolescenti e giovani del sentimento di appartenenza alla comunità in cui si trovano a vivere!?

Chissà che non siano proprio i bambini a colorare le pallide testimonianze, in materia, dei loro genitori in una sorta di capovolgimento dei vecchi ruoli!?

Isabella

7.1.09

Il centro della città

Gli sforzi dei cittadini per una mobilità più razionale, la zona a traffico limitato per le zone storiche e commerciali
L’opinione del comitato di quartiere


da "La Marina" n°3


Nel corso del Novecento le città maggiori, le città storiche, quelle ad economia turistica, hanno posto l’attenzione sui centri delle città, hanno coniato la definizione urbanistica di centro storico o più semplicemente “centro”. Il fine di quest’operazione, caratterizzata dalla riqualificazione dell’area, era, e continua ad essere, la salvaguardia del cuore artistico ed economico della città. Le misure assunte per migliorare l’aspetto coreografico, e non da meno la qualità di vita dei cittadini, sono partite con la tutela dei patrimoni artistici e le ristrutturazioni delle abitazioni e degli esercizi commerciali. Le città nel frattempo sono cresciute insieme al benessere, l’automobile è diventata uno status symbol, l’esibizione del mezzo di trasporto di proprietà per le vie centrali diventa costume. Da una progressione si passa ad una regressione in termini qualitativi: il traffico e l’inquinamento dell’aria e acustico aumentano, la confusione disordinata prende il sopravvento (da non confondere con la “ordinata confusione”, per utilizzare un ossimoro, dei centri più animati). Le grandi città su pressione dei cittadini e dei turisti si difendono, la maggior parte delle aree si pedonalizzano e nascono nel 1984 a Milano le ZTL (zone a traffico limitato), ovvero zone non accessibili al traffico su gomma, se non per veicoli di trasporto pubblico o per i mezzi dei residenti. Seppur ancora insufficiente al miglioramento del traffico, tuttavia sono apprezzabili i giovamenti di questa misura. San Benedetto, a riguardo, deve ancora compiere passi macroscopici, e deve vincere la scarsa lungimiranza dei propri cittadini e di quanti usufruiscono della città, con la pretesa di poter parcheggiare la propria automobile sul bancone dei bar centrali. Il primo passo verso la civilizzazione del centro dovrebbe essere l’ampliamento dell’area pedonale, il potenziamento delle piste ciclabili e la creazione della ZTL. Si lamenteranno certamente i proprietari degli esercizi commerciali del centro, come fecero negli anni settanta per la zona pedonale di viale Secondo Moretti o come hanno fatto, qualche anno fa, per la pista ciclabile di viale De Gasperi. Opporranno forti resistenze, ma poi, quando vedranno pedoni stazionare dinanzi alle loro vetrine, piuttosto che automobili in coda con i loro effluvi nocivi, ringrazieranno l’Amministrazione comunale (o la rimpiangeranno, se nel frattempo i malumori sono stati abbastanza forti da renderla impopolare e, in alcuni casi, decaduta). Certo non si può impedire ai turisti o agli avventori di poter accedere al centro, e pertanto sarà necessario destinare alcune aree ai margini della città offrendo servizi pubblici adeguati per raggiungere l’area artistico-commerciale. Possiamo sicuramente affermare che il quartiere Marina Centro è uno dei quartieri più degradati, quanto a servizi e qualità della vita. Per chi risiede nel nostro quartiere e in particolare nei pressi della Cattedrale, si prospettano anni infernali, poichè si sta procedendo alle ristrutturazioni di tante case, in molti casi disabitate e fatiscenti. Il cittadino residente, ritengo, potrà civilmente accettare questo stato di momentaneo disagio solo in prospettiva di una più generale riqualificazione di tutto il quartiere. Partendo dagli sforzi dei privati, l’Amministrazione dovrà finalmente cominciare a fare la sua parte investendo in opere non più procrastinabili (marciapiedi, fogne e viabilità), con l’impegno finale di realizzare delle zone ZTL, avvicinando così il vecchio borgo marinaro ad una città europea. Concludendo, vorrei formulare una preghiera nei riguardi dei possessori di cani: i cani non hanno nessuna colpa della maleducazione dei loro padroni, non scappano ma sicuramente si vergognano di voi. Tenete pulita la città.

Vincenzo Liberati